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autore
brano
 
Cicerone
Contro Vatinio , 28
 
originale
 
[28] dices familiaritatem tibi fuisse cum Q. Maximo. praeclara defensio facinoris tui! nam maximi quidem summa laus est sumptis inimicitiis, suscepta causa, quaesitore consilioque delecto, commodiorem inimico suo condicionem reiectionis dare noluisse. nihil maximus fecit alienum aut sua virtute aut illis viris clarissimis, Paulis, maximis, Africanis, quorum gloriam huius virtute renovatam non modo speramus, verum etiam iam videmus; tua fraus, tuum maleficium, tuum scelus illud est, te id quod promulgasses misericordiae nomine ad crudelitatis tempus distulisse. ac nunc quidem C. Antonius hac una re miseriam suam consolatur, quod imagines patris et fratris sui fratrisque filiam non in familia sed in carcere conlocatam audire maluit quam videre.
 
traduzione
 
28 Sostieni, poi, di essere stato amico di Quinto Massimo. Bel modo di discolparti! Massimo s? che ha accettato le conseguenze del suo odio per Antonio, lui s? che si ? assunto in prima persona la responsabilit? della causa; poi si sono scelti il giudice istruttore e un tribunale: quindi, torna a suo onore e gloria non aver voluto concedere al nemico una troppo facile opportunit? di rifiutare la giuria! Massimo non ha mai agito se non conformemente alla sua innata virt? o a quella di uomini altrettanto famosi quali i Paoli, i Massimi, gli Africani; e noi viviamo nella speranza, anzi gi? nella certezza che con i suoi meriti si rinnovi la loro gloria; il tuo crimine, invece, la tua scellerataggine, la colpa di cui ti sei macchiato consiste nell'aver voluto rinviare l'applicazione di una legge promulgata in nome della piet? ad un'occasione in cui dar prova della tua cattiveria. Ed ora il povero Caio Antonio trova magra consolazione alla sua sventura pensando ad una cosa soltanto: la nipote, da quando si ? sposata, ? finita in un carcere, non in una famiglia, e con lei i ritratti del padre e del fratello; ma lui ha preferito venirlo a sapere in esilio che vedere con i suoi occhi.
 

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